Diffuso in tutto il mondo (ad esclusione delle regioni polari e delle altitudini troppo elevate) il Falco peregrinus deve il suo nome scientifico dalla colorazione scura delle penne del capo.
Queste ricordano un copricapo scuro molto simile ai cappucci che erano soliti indossare i pellegrini nel Medioevo, quando effettuavano lunghissimi viaggi lungo le vie della devozione in tutta Europa. Si tratta di un uccello rapace della famiglia dei Falconidi.
Il falco pellegrino ha dimensioni non notevolissime. La Sua apertura alare non supera i 110 cm, mentre la sua lunghezza è compresa tra 35 e 58 cm. Può raggiungere i 320 chilometri orari superando in velocità una macchina sportiva e staccando persino il ghepardo africano. I falchi pellegrini sono animali tendenzialmente fedeli, solitamente cercano un nuovo compagno solo dopo la morte del precedente.
Nell’antichità.
Il falco pellegrino, così come altre specie di falchi e anche di rapaci in generale, è associato alle vette del cielo e anche agli astri, in particolare al Sole.
Questo deriva soprattutto dalla mitologia egizia che identificava in Horus, figlio di Osiride e Iside, il dio solare per eccellenza. Non si ha la certezza a quale tipo di falco facessero riferimento i miti egizi, ciò nonostante l’ipotesi più accreditata è che si tratti proprio del falco pellegrino, le cui piume scure sotto agli occhi, andando a formare una specie di mezzaluna, ricordano da vicino l’Occhio di Horus.
L’Occhio di Horus veniva utilizzato come amuleto portatore di salute (veniva infatti donato un ciondolo che lo raffigurava ai malati) e protezione nelle case. Fu un dio molto venerato e diventò l’emblema dei faraoni.
Anche in altre culture veniva considerata una figura importante quella del falco: per i Greci era il messaggero di Apollo. Per i popoli nordici rappresentava il dio Wodan, divinità della caccia, oppure la dea Freya. Per altre popolazioni del mondo, dai Nativi d’America a quelle della Polinesia, era associato a capacità di conoscenza e divinazione.